Obiettivi della formazione

Proponiamo, in sintesi, i principali obiettivi concernenti il saper fare che gli allievi del Corso di Specializzazione che qui presentiamo.

Suddividiamo gli obiettivi nelle seguenti grandi aree:

a – competenza a costruire la committenza, elaborare un progetto psicoterapeutico e organizzare il setting psicoterapeutico. Si tratta di una competenza ad analizzare la domanda che porta individui, gruppi od organizzazioni a richiedere l’intervento dello psicoterapeuta. L’analisi della domanda comporta l’integrazione delle due componenti fondanti la relazione tra psicoterapeuta e cliente-paziente: la narrazione del problema, nel “là e allora” della relazione tra persona, gruppo od istituzione e contesto; la dinamica emozionale che fonda, nel “qui ed ora”, il rapporto con lo psicoterapista, quel rapporto entro il quale avviene il racconto della problematica. Interessante notare come molte teorie della tecnica psicoterapeutica separino le due componenti del rapporto, orientando l’attenzione dello psicoterapeuta alla sola narrazione da un lato, alla sola dinamica della relazione dall’altro. Come se le due dimensioni della relazione fossero scindibili. E’ l’analisi dello stretto legame tra narrazione e relazione “transferale” che consente la costruzione della committenza e la costruzione del progetto psicoterapeutico. Ciò comporta un’elaborazione del setting che tenga conto non solo dei problemi riprodotti nella relazione con lo psicoterapista (o della narrazione problematica), quanto della relazione tra tale problematica agita nel rapporto psicoterapeutico e dimensione narrativa; relazione che dà indizi sul rapporto tra paziente e contesto entro cui i problemi si sono posti. Ciò comporta una competenza a leggere, attraverso la narrazione, le dinamiche della relazione tra paziente e contesto. E’ sulla base di una analisi di tale relazione tra narrazione e relazione hic et nunc che la persona sarà in grado di elaborare il suo progetto psicoterapeutico, quindi di costruire la propria committenza. Saranno i Laboratori di Analisi della Domanda e di Analisi del Testo che presiederanno a questo apprendimento.

b – competenza ad analizzare la dinamica collusiva ed a proporre interventi interpretativi della dinamica stessa. Si tratta della competenza a istituire un processo di “pensiero su” che aiuti il paziente a costruire categorie di comprensione delle emozioni “agite” entro la relazione con lo psicoterapista, ma anche delle emozioni “agite” entro la relazione con il proprio contesto d’esperienza. Si tratta di una competenza che lo psicologo può sviluppare non tanto nell’“interpretare” (nel senso banale del termine, che prevede l’uso di categorie esplicative per spiegare, appunto, quanto succede al paziente nella relazione, per interpretare i suoi sogni ecc.) quanto succede al paziente, quanto nel facilitare nel paziente stesso la capacità di cogliere il senso delle emozioni da lui stesso agite, quindi di “pensare le emozioni”. L’interpretazione, quindi, assume contemporaneamente il senso di svelamento delle emozioni agite dal paziente e di facilitazione per il paziente a comprendere il senso dell’agito emozionale. Ciò comporta la competenza dello psicoterapista ad istituire una relazione che preveda questo pensiero sulle emozioni da parte del paziente, ed al contempo la competenza a vivere le emozioni della relazione entro una “collusione pensante”.

La relazione istituita dallo psicoterapista, in sintesi, prevede:

  • la facilitazione di un rapporto consapevole, ove sia possibile per il paziente esercitare la funzione di “pensare le emozioni”, verificando di momento in momento nel corso del lavoro psicoterapeutico se tale funzione è accessibile al paziente stesso, e fronteggiando con azioni interpretative 1 ogni difficoltà in questo ambito;
  • la competenza a vivere le emozioni collusive che la relazione con il paziente comporta, ed al contempo a sospendere l’agito emozionale per “pensare le emozioni” che attraversano il rapporto.   Ciò implica che la funzione di analisi della quale stiamo parlando sia più complessa dell’interpretazione sensu stricto: si tratta, per lo psicoterapista, di vivere con il paziente l’emozionalità del rapporto, di sospendere l’agito emozionale collusivo che il paziente propone, di cogliere quale sia il momento per proporre un pensiero “emozionato” sulle emozioni agite nella relazione, di collegare tutto questo al progetto di sviluppo ed agli ostacoli che ad esso si possono frapporre. Vivere le emozioni nella relazione, sospendere l’agito emozionale, proporre un pensiero emozionato: ecco le componenti che, nell’insieme, fondano quella “collusione pensante” che consente lo sviluppo del processo psicoterapeutico. 

Queste funzioni di facilitazione e di collusione pensante, insite nel processo interpretativo, costituiscono un obiettivo importante dell’apprendimento alla psicoterapia. 

Saranno le esercitazioni, ed in particolare i Role Playing, a presiedere a questo apprendimento, così come le attività di supervisione.

c – competenza a verificare l’andamento del processo psicoterapeutico ed a trasmettere al paziente la competenza stessa. E’ lo strumento più rilevante per istituire il processo di cambiamento entro il lavoro psicoterapeutico. Un cambiamento, è bene sottolinearlo, che non comporta un passaggio da una situazione iniziale ad una finale, predeterminata. Si tratta, piuttosto, di un cambiamento “metodologico”: vale a dire un cambiamento capace di produrre cambiamenti, perché capace di trasformare una situazione collusiva agita, in una collusione pensante. La funzione in esame comporta la competenza a resocontare (a se stesso ed al paziente) l’andamento del processo che attraversa la relazione psicoterapeutica, utilizzando categorie e modelli che aiutino il paziente a cogliere i movimenti che ne caratterizzano relazione e pensiero. Qui è di fondamentale rilevanza la funzione del resoconto 2 quale competenza a leggere e sintetizzare quanto viene sperimentato e vissuto nella relazione psicoterapeutica, con categorie e modelli utili ad una comunicazione con il paziente che gli consenta di avviare egli stesso un processo analogo di resocontazione. Si può affermare che quando il paziente sarà in grado di costruire stabilmente resoconti su quanto avviene nella relazione con lo psicoterapista, così come in quelle che vive nei contesti di appartenenza, il lavoro psicoterapeutico potrà essere considerato come giunto al suo termine. Pensiamo sia importante sottolineare l’utilità della competenza a resocontare quale componete centrale della verifica in itinere del processo psicoterapeutico; come la rilevanza della trasmissione di tale competenza a resocontare dallo psicoterapeuta al paziente, quale criterio per la terminazione del lavoro psicoterapeutico. Sarà il Laboratorio sul Resoconto Clinico (LRC), come il lavoro di supervisione e la continua prassi di resocontazione di ogni esperienza formativa richiesta agli allievi che potranno contribuire alla costruzione di questa esperienza.

d – competenza a sperimentare e raccogliere dati ed informazioni sul processo psicoterapeutico, sugli esiti della psicoterapia. Si tratta di una competenza a vivere ogni esperienza psicoterapeutica quale occasione per organizzare e costruire sperimentazioni atte a verificare le componenti del processo che la psicoterapia istituisce, gli esiti del lavoro psicoterapeutico nel breve e nel medio periodo, contribuendo a mettere a fattor comune con la comunità scientifica il senso e l’efficacia del proprio lavoro psicoterapeutico. Si tratta anche della competenza a mettere costantemente in discussione il proprio modo di operare, ponendo le basi per una sperimentazione che eviti la trasformazione della psicoterapia in un rito ripetitivo di tecniche prive di verifica. Questa competenza comporta necessariamente che gli allievi del Corso fondino la loro appartenenza scientifica su una comunità di ricerca che discuta senza preconcetti il proprio lavoro psicoterapeutico, che sappia guardare ai dati emersi con la verifica, che sappia rinnovare le proprie modalità di lavoro in funzione dei risultati che la verifica consente di confrontare e discutere.

Il Laboratorio di Analisi del Testo (LAT), la formazione caratterizzante così come l’insieme della formazione del Corso contribuiranno alla formazione di questa “cultura della ricerca” che costituisce un punto centrale degli obiettivi formativi.

Note

1. Per azione interpretativa ( si veda in proposito: Carli R., Paniccia R. M., Per una teoria del cambiamento sociale: lo “spazio anzi”; in: Lo Verso G., Venza G., Cultura e tecniche di gruppo nel lavoro clinico e sociale in psicologia, Bulzoni, Roma 1984; Carli R., Paniccia R. M., L’assenza nella dinamica istituzionale. Prime note per una teoria del cambiamento nei gruppi, Quaderni di psicoterapia di gruppo, 2, 149-168, 1983) s’intende quell’azione ristrutturante il setting, che lo psicoterapista mette in atto al fine di comunicare al paziente il senso di una specifica situazione della relazione, là dove sia impossibile per il paziente stesso accedere alla funzione di pensiero sulle emozioni. L’azione interpretativa è l’unico modo di procedere, utile allo psicoterapista, quando viene meno la funzione di “pensare su” da parte del paziente e l’unica modalità di stare nella relazione è quella dell’agito emozionale senza pensiero. Torna su

2. Si veda in proposito: Carli R., Il resoconto clinico in psicoterapia, in: Colamonico P., Lombardo G. P., Lo Verso G., Montesarchio G., Modelli psicologici e psicoterapia, Bulzoni, Roma 1986; Carli R., Paniccia R. M., Casi clinici. Il resoconto in psicologia clinica, Il Mulino, Bologna 2005. La funzione del resocontare comporta la competenza a leggere con categorie psicologico cliniche quanto viene vissuto entro l’esperienza: ciò significa sia il coinvolgimento emozionale nell’esperienza stessa (senza coinvolgimento è impossibile il resocontare, in quanto mancherebbe il “materiale” con cui costruire il resoconto) che la lettura categoriale del vissuto esperienziale (vale a dire la sospensione del coinvolgimento per attivare un pensiero emozionato sulla vicenda organizzandola entro categorie di senso psicologico clinico). Interessante notare come sia impossibile il resoconto di esperienze orientate al potere senza competenza: ove l’agito emozionale collusivo non può essere sospeso, pena la perdita del potere stesso, e non può essere quindi trasformato in pensiero categoriale.  Torna su